Antonio Stradivari

Nessuna pagina di liuteria, anche se non tratta di strumenti ad arco, può iniziare senza citare Antonio Stradivari, maestro di noi tutti

Nacque a Cremona verosimilmente nel 1644 e morì sempre a Cremona, 18 dicembre 1737. E’ stato il liutaio più importante della storia.

L’anno di nascita è stato desunto dall’etichetta di alcuni suoi strumenti dove, accanto al sigillo e all’anno di costruzione, aveva annoto anche la sua età. Si presume sia stato apprendista nella bottega di Nicola Amati, non tanto per precisi riscontri storiografici, quanto per la similitudine dei suoi primi strumenti con quelli dell’Amati stesso.
La sua attività iniziò nel 1680, quando aprì il proprio laboratorio in Piazza San Domenico a Cremona, dove lavorò alla maggior parte dei suoi strumenti, con l'aiuto dei figli Francesco ed Omobono. Egli spese tutte le sue energie alla ricerca della migliore resa sonora delle sue creazioni, modificando le forme allora conosciute, variando la curvature delle tavole armoniche e del fondo, studiando la preparazione del legno prima della finitura e sviluppando una verniciatura particolare. Poneva una cura speciale nella scelta dei legni per gli strumenti, e si presume che si recasse di persona a Paneveggio in val di Fiemme a scegliere le tavole. Tutti i suoi strumenti sono identificati dal un cartiglio con la seguente iscrizione: Antonius Stradivarius Cremonensis Faciebat, con l’anno di fabbricazione e il suo sigillo.

Gli strumenti della sua maturità artistica furono costruiti dal 1698 al 1730, raggiungendo l'apice della manifattura nel quinquennio tra il 1725 ed il 1730. Dopo tale periodo, molti strumenti portano la dicitura sub disciplina Stradivarii, perché costruiti dai suoi figli. Oltre ai violini, Stradivari creò anche arpe, chitarre, viole, violoncelli, liuti e tiorbe, si stima oltre 1100 strumenti musicali in tutto. A oggi sono riconosciute come autentiche circa 650 opere. Il maestro morì il 18 dicembre 1737 a Cremona, venne sepolto nella Basilica di San Domenico, che sorgeva nell'area degli attuali giardini pubblici di Piazza Roma, dove è posta una lastra tombale a sua memoria.

Tanto è stato scritto, fantasticato, a proposito e a sproposito del “segreto” degli strumenti di Stradivari: vernici, preparazione, microglaciazione dei legni… A me piace molto invece quanto scritto da Simone Sacconi, liutaio che spese tutta la vita a studiare le opere del maestro, che a conclusione del libro “i segreti di Stradivari” afferma:

«Stradivari non fu il depositario o lo scopritore di nessun particolare segreto. L'insistere in una visione tanto superficiale e ristretta della sua personalità e della sua opera, significa oltre tutto distruggerne il valore e ridurlo ad un empirico, magari fortunato, praticante. Egli fu Stradivari, perché nelle sue creazioni concorsero e si riassunsero felicemente: genialità, conoscenze matematiche e della natura unite a profondo spirito di riflessione e di ricerca, sensibilità di artista, eccezionale abilità tecnica, esperienza e tradizione. »
sigillo di Stradivari
 

 


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