Albert Schweitzer
tratto e adattato: "da Bach al Rispetto per la vita" di Luca Lovisolo

(1875 - 1965)

Albert Schweitzer nacque il 14 gennaio 1875 a Kaysersberg, un nido medievale fra i vigneti nebbiosi dell'Alsazia di fine autunno, ma non è lì che deve fermarsi chi vuole trovare il luogo dove nacque la sua anima. Pochi chilometri ancora sotto una pioggerella inopportuna, su di un pullman di studenti che motteggiano in francese con l'autista mentre due vecchine conversano due sedili più indietro nel dialetto di qui, dall'inconfondibile radice tedesca. Albert Schweitzer percorse queste valli di frontiera appena cinque anni dopo la loro annessione all'Impero germanico: vivevano ancora Johannes Brahms, Franz Liszt, César Franck, Victor Hugo. Poche settimane dopo la nascita del figlio Albert, Ludwig Schweitzer era stato trasferito per esercitare il proprio ministero di pastore protestante a Gunsbach, un villaggio di circa mille abitanti seduto in silenzio ai piedi di un modesto pendìo rugiadoso, a nord della strada principale che unisce Colmar a Munster. La famiglia Schweitzer ne abitò da allora la casa parrocchiale. Dalla canonica si può raggiungere la chiesa per due vie: per la carrozzabile, aggirando il municipio e poi salendo una scala, oppure insinuandosi tra i vicoli del borgo, passando sul ponte del mulino e ritrovandosi a monte della chiesa appena il suono del ruscello si attutisce. Ancora oggi questa chiesa è il luogo di culto comune a due paesi – Gunsbach e Griensbach-au-val – e a due confessioni religiose, cattolica e protestante. Le celebrazioni si suddividono inoltre fra riti in lingua francese, riti in lingua tedesca e riti bilingui. L'orario liturgico appeso alla porta finisce così col somigliare a un cruciverba. "Da questa chiesa aperta ai due culti ho ricavato un alto insegnamento per la vita: la conciliazione [...] Le differenze tra le Chiese sono destinate a scomparire. Già da bambino mi sembrava bello che nel nostro paese cattolici e protestanti celebrassero le loro feste nello stesso tempio (1)".

Terminate le scuole elementari di Gunsbach, a sinistra appena sotto la chiesa, scesa la scala, Albert Schweitzer passò alle scuole medie di Munster: raggiungeva ogni giorno il capoluogo della valle percorrendo il sentiero di circa tre chilometri che sale diritto dietro la parrocchia e dopo qualche decina di metri svolta repentinamente a sinistra, per tagliare a metà il pendìo sotto il bosco, fino alla città.

Terminate le scuole medie, le condizioni economiche della famiglia non gli avrebbero permesso la prosecuzione degli studi presso il liceo più vicino, a Mulhouse. Qui, però, due zii anziani e senza figli si offersero di ospitarlo.

Al liceo Albert Schweitzer ebbe come insegnante di musica Eugen Munch, organista a Mulhouse della chiesa di Santo Stefano e capostipite di una famiglia che diede all'Alsazia numerosi e distinti musicisti. Munch era stato alla Scuola Superiore di Musica di Berlino, dove aveva respirato il clima di entusiasmo che circondava la rivalutazione delle opere di Johann Sebastian Bach, la cui grandezza fece conoscere a Schweitzer durante le lezioni di organo che questi ne ricevette a partire dall'età di quindici anni. Schweitzer liceale trovò nella musica di Bach il canale collettore delle sue prime sensazioni musicali, che rimontavano all'infanzia, all'organo sentito suonare durante i riti protestanti celebrati dal padre e ai Corali cantati a scuola. Dopo inizi non propriamente incoraggianti, Eugen Munch fu sempre più convinto dal talento musicale del giovane Schweitzer e prese a volerlo come proprio organista sostituto. Il 16 novembre 1892 gli affidò in concerto la parte dell'organo nel Requiem tedesco di Johannes Brahms .

Ospitato a Parigi da un fratello maggiore di suo padre, commerciante, nell'ottobre del 1893 Albert Schweizer diciottenne poté incontrare per la prima volta Charles Marie Widor, organista della chiesa di Saint Sulpice. L'istruzione avuta da Eugen Munch gli valse la possibilità di riceverne lezioni private, sebbene il maestro insegnasse unicamente a favore degli iscritti al Conservatorio della capitale. Accadde a Saint Sulpice che Widor fece notare al nuovo allievo come i Preludi ai Corali di Bach cambiassero repentinamente condotta senza ragioni apparenti. Qui, suscitando lo stupore del celebre organista - che aveva trent'anni più di lui - Schweizer replicò che la spiegazione stava nel testo del Corale: la sua tesi sulla relazione diretta fra la composizione musicale di Bach e i testi poetici è oggi cosa indiscussa, ma era insospettata sino a meno di un secolo fa anche dai più grandi organisti .

Tornato in Alsazia, alla fine del mese di ottobre Albert Schweitzer s'iscrisse all'Università di Strasburgo e vi frequentò contemporaneamente la facoltà di teologia e quella di filosofia. Abitò nel seminario protestante, che si trova presso la chiesa di San Tommaso, adibito ancora oggi a ospitare studenti: un lato dell'edificio bianco, antico e ben tenuto, è circondato da un alto muro di cinta che lo divide dal lungofiume e da una stretta via traversa. Dalle finestre dei piani alti che l'occhio raggiunge di là del muro penzolano magliette colorate e pantaloni, quasi per certo stesi abusivamente. Il lato interno guarda su un cortile di pietra piccolo e silenzioso, presso a poco quadrato, al cui centro è piantato un alto albero di gaggia. Dietro il cortile esce dalla nebbia la massa architettonica della chiesa di San Tommaso, con il grandioso organo Silbermann. Nel frattempo Albert Schweitzer era stato nominato organista dei concerti bachiani tenuti dal coro di Ernst Munch. "Alla venerazione per Bach si accompagnava in me quella per Wagner. Quando a sedici anni, liceale, potei andare per la prima volta a teatro, a Mulhouse, davano il Tannhäuser. Questa musica mi sopraffece talmente che ci vollero giorni, prima che potessi nuovamente prestare attenzione alle lezioni scolastiche (9)".

Per elaborare la propria tesi di dottorato sulla filosofia della religione di Immanuel Kant, Albert Schweitzer tornò a Parigi, dove frequentò la facoltà filosofica della Sorbona e prese nuove lezioni d'organo, impartitegli da Widor gratuitamente. Allo stesso tempo ebbe lezioni di pianoforte dalla didatta Marie Jaëll-Trautmann, che era stata allieva di Franz Liszt.

Tornato a Strasburgo nel 1899 dopo un soggiorno estivo a Berlino discusse la tesi di filosofia e continuò gli studi di teologia. Volgendo al termine questi ultimi, ebbe l'ufficio di predicatore presso la chiesa di San Nicola. Nei periodi di vacanza e quando riusciva a trovare un sostituto per le prediche tornava a Parigi ospite di suo zio, dove proseguiva gli studi con l'organista di Saint Sulpice ed ebbe anche a tenere una serie di conferenze sulla letteratura tedesca. Cominciò dal 1900 il periodo più intenso dedicato al lavoro teologico, niente affatto esente da intrusioni nelle altre discipline. Nel 1901 pubblicò lo studio sull'Ultima Cena, mentre la Storia della ricerca sulla vita di Gesù uscì per la prima volta nel 1906 ed ebbe poi diverse riedizioni. Fu nominato nel frattempo docente della facoltà teologica di Strasburgo. La Mistica dell'Apostolo Paolo uscì solo nel 1930 (16). Il celebre libro su Johann Sebastian Bach, nel quale Schweitzer enunciò le sue tesi circa la relazione fra immagini musicali e testi poetici, vide la luce in questi anni su stimolo di Charles Marie Widor. "Mentre ero impegnato a scrivere la Ricerca sulla storia della vita di Gesù, scrissi un libro in francese su Bach [...] Al Bach custode del Gral della musica pura contrappongo nel mio libro il Bach poeta e pittore in musica. Tutto ciò che sta nelle parole del testo, sia il sensibile sia il figurativo, egli lo rende nel materiale sonoro con la maggior vivezza e chiarezza possibili". Il libro uscì in francese nel 1905 ma poco dopo l'editore Breitkopf & Härtel ne chiese a Schweitzer una versione in tedesco, pubblicata nel 1908 con un numero di pagine quasi raddoppiato da approfondimenti e nuove ricerche. Intanto, ancora nel 1905, Schweitzer fu confondatore della Società Bach di Parigi, insieme a Paul Dukas, Gabriel Fauré, Charles Marie Widor, Alexandre Guilmant e Vincent d'Indy. Nello stesso anno uscì il suo studio comparato sull'arte organaria e organistica francese e tedesca. Dal 1892 al 1908 Albert Schweitzer aveva già tenuto 98 concerti d'organo fra Germania, Francia, Spagna e Belgio . Compiva 33 anni: da tre aveva comunicato agli amici e ai familiari che all'inizio del nuovo semestre scolastico si sarebbe iscritto alla Facoltà di Medicina dell'Università di Strasburgo, allo scopo di diventare medico e di esercitare questa professione nell'Africa equatoriale. "Il progetto che stavo per mettere in atto lo portavo in me già da lungo tempo. La sua origine rimontava ai miei anni di studentato. Mi riusciva incomprensibile che io potessi vivere una vita fortunata, mentre vedevo intorno a me così tanti uomini afflitti da ansie e dolori [...] Mi aggrediva il pensiero che questa fortuna non fosse una cosa ovvia, ma che dovessi dare qualcosa in cambio". Sei anni dopo tenne l'Esame di Stato di Medicina: guadagnò il denaro da versare a questo scopo sostenendo poco prima l'esecuzione della Sinfonia Sacra di Widor per organo e orchestra, sotto la direzione del compositore stesso, durante la Französische Musikfest di Monaco di Baviera. La sua tesi di dottorato concernette la valutazione psichiatrica della vita di Gesù.

Oltre a operare da medico e a costruire materialmente l'ospedale erigendo capanne di legno, lamiera e bambù, durante il primo soggiorno africano Schweitzer proseguì l'edizione critica delle opere per organo di Bach poi pubblicata in collaborazione con Charles Marie Widor. La Società Bach di Parigi gli inviò in regalo un pianoforte verticale con pedaliera, sui cui tasti l'avorio era fissato a vite, anziché incollato, per evitarne l'inevitabile distacco dovuto al clima. Suonando questo strumento - grazie al quale conservò anche l'agilità delle dita necessaria a operare chirurgicamente sino a età avanzatissima- il dottor Schweitzer preparò le centinaia di concerti che tenne in tutta Europa durante periodici rientri nel Vecchio Continente, e numerose, primordiali incisioni discografiche. Al di là degli specifici scopi culturali, quest'attività pubblica servì non di meno ad attrarre attenzione e aiuti a favore del suo ospedale.

Nel 1914 la Prima Guerra Mondiale contrappose gli Imperi Centrali (Germania e Austria-Ungheria) a Francia, Russia e loro alleati: Albert Schweitzer e la moglie Hélène Bresslau, che lo assisteva in Africa come infermiera, erano cittadini tedeschi in territorio coloniale francese. Furono dapprima piantonati: il provvedimento fu revocato dopo quattro mesi grazie alle insistenze di Widor presso le autorità di Parigi. In questi eventi Schweitzer abbozzò l'opera filosofica Cultura ed etica, poi pubblicata dopo la guerra. Di fronte ai primi abbaglianti progressi della tecnica, al crescere dei nazionalismi e alla chiusura su di sé del pensiero filosofico, Schweitzer lesse la decadenza della cultura europea come conseguenza del distacco di essa da una ragionata visione del mondo, e definì la cultura come compimento etico del singolo e della società. Il progresso universale, in quanto affermazione del mondo e della vita, è tale secondo Schweitzer solo se cammina di pari passo al progresso etico: ma quale può essere quella visione del mondo nella quale etica, affermazione della vita e affermazione del mondo possono trovare una simultanea fondazione? "Per mesi restai in agitazione continua. Senza successo occupai il mio pensiero, con una concentrazione che non fu guastata neppure dal lavoro che svolgevo ogni giorno in ospedale [...] Stavo come di fronte a un portone di ferro che non voleva cedere [...] In quelle circostanze dovetti intraprendere un lungo viaggio sul fiume [Ogooué]. Alla sera del terzo giorno, quando, al tramonto, navigammo in mezzo a un branco di cavalli del Nilo, si parò di fronte a me inattesa e non cercata l'espressione: «Rispetto per la vita». Il portone di ferro aveva ceduto [...] Ero penetrato sino all'idea nella quale sono contenute insieme l'affermazione del mondo, l'affermazione della vita e l'etica. Ora sapevo che la concezione dell'affermazione del mondo e dell'affermazione della vita è fondata nel pensiero insieme ai suoi ideali culturali (29)".

"L'espressione "Rispetto per la vita" non è una semplice, pur nobile affermazione di principio: ha per Schweitzer una precisa dignità teoretica, e diventa la chiave di volta per la moderna capacità di giudizio sia di fronte al progresso tecnologico, sia di fronte alle sfide culturali che esso comporta.

Un articolo che riguardi gli anni di formazione di Albert Schweitzer deve fermarsi a questa espressione, che guiderà tutto il resto della sua vita. Nel 1917 il dottore e sua moglie furono costretti a tornare in Europa e imprigionati in Francia. L'internamento guastò seriamente la loro salute: indebolita, Hélène Schweitzer tornerà in Africa solo nel 1941. Il dottor Schweitzer vi tornò nel 1924, all'età di quarantotto anni.

Nel 1953 fu conferito ad Albert Schweitzer il Premio Nobel per la Pace. Il dottore tornò in Europa per altre dodici volte, e tenne l'ultimo dei suoi 487 concerti il 18 settembre del 1955 (32). Nel 1959, due anni dopo la morte della moglie, Albert Schweitzer si stabilì definitivamente in Africa, dove continuò a lavorare e a tenere fitti scambi epistolari con il mondo intero sino all'agosto del 1965. Il 4 settembre, alle 23.30, la sua vita vissuta ai confini dell'incredibile si spense a novant'anni, nel buio della foresta.

L'ospedale Schweitzer di Lambaréné è oggi uno dei centri medici più importanti dell'Africa equatoriale. I principali scritti di Albert Schweitzer sono ancora regolarmente ristampati. I dischi incisi dal dottor Schweitzer organista ci consegnano uno stile esecutivo cui oggi il mondo dell'organo guarda con una sufficienza ammantata di falsa coscienza. La fondazione teoretica delle sue interpretazioni di Bach non è discutibile, salvo disporre almeno della sua stessa capacità di sintesi filosofica, musicale, teologica e umana. Egli ci indica un'imbarazzante meta raggiunta dall'umanamente possibile: conseguire tre lauree, scrivere qualche decina di libri, fondare e costruire con le proprie mani un ospedale nella foresta, superare due guerre mondiali e riempire di pubblico le chiese d'Europa con mezzo migliaio di concerti d'organo. Un modello scomodo. Vi è un interrogativo cui l'opera del dottor Schweitzer deve richiamarci: quante vite costa nel Terzo Mondo la costruzione di un organo in Europa? Nell'epoca della comunicazione globale questo dilemma non può restare ignorato. La risposta non è un terzomondismo da parata che vorrebbe distruggere le nostre ricchezze a sterili fini assistenziali: il dottor Schweitzer operò in Africa senza smettere mai di lavorare per la dignità della cultura europea, dimostrando con la sua vita che le nostre ricchezze intellettuali non sono a danno di altri, a patto che sappiamo farle fruttare nel modo giusto, a vantaggio di tutti. Oggi, per noi organisti ne consegue una responsabilità: la nostra presenza all'organo deve giustificarsi eticamente. "Raccoglietevi, raccoglietevi. Abbiamo bisogno di raccoglimento più di ogni altra generazione sulla Terra, o la nostra umanità precipiterà spiritualmente. Raccoglietevi, voi che vi disperdete negli eventi [...] Siate silenziosi, affinché il vostro pensiero prolifichi; credete che nell'ora solenne della solitudine con voi stessi non solo sarete migliori nell'anima e nel carattere, ma troverete la forza di portare meglio il peso che il destino e gli uomini vi preparano, di perdonare laddove non avreste potuto perdonare, di credere negli uomini laddove altrimenti sarebbe la disperazione".

 

testo completo di note e citazioni su: www.schweitzer.org