Llibre Vermell Notizie tratte dalle note all'incisione dell' Ensamble Micrologus - Discant CD-E 1008. 2001 immagini tratte dal sito: www.cervantesvirtual.com |
||
Il Llibre Vermell, libro vermiglio, così detto per il colore della sua copertina, fu redatto alla fine del XIV secolo (probabilmente nel 1399), documentandoci sui miracoli della Madonna di Montserrat e sul pellegrinaggio alla montagna sacra. I miracoli della Vergine Nera erano certamente già conosciuti nel secolo precedente: infatti sei delle “Cantigas de Santa Maria”, della fine del XIII secolo, ci raccontano nell’antica lingua gallego-portoghese di come la Madonna Nera di Montserrat avesse salvato delle pellegrine e dei pellegrini e miracolato sia i monaci che la stessa chiesa da furti e distruzioni. Era tale la sua fama di Vergine pietosa e riconoscente che sempre un maggior numero di pellegrini salivano fino a Lei per lodarla o per chiederle perdono. Così Montserrat divenne nel Medioevo luogo di visita per ogni pellegrino d’Europa che si recava in Spagna e che a volte raggiungeva anche la meta finale di Santiago de Compostela “lì dove finiva il mondo”. Pare che l’esplosione delle emozioni accumulate dai pellegrini durante il viaggio fosse tale che, oltre a pregare la Vergine e a pentirsi fortemente, essi cantassero e danzassero. |
||
Il Llibre Vermell ci dice che potevano essere intonati e danzati solo quei canti devoti e rispettosi, come i dieci in esso conservati, e che si vietavano espressioni sconvenienti durante l’andata, la sosta e il ritorno dal monastero. Per preparare i pellegrini all’interno della chiesa al giusto comportamento devozionale vi erano dei pueri cantores che intonavano appositi canti, come O Virgo Splendens, Mariam Matrem, Inperayritz de la ciutat joyosa, tre polifonie di diverso stile contenute nel manoscritto. Questi cantori avevano una notevole preparazione musicale; erano a conoscenza della polifonia colta francese e, agevolati dal fervore artistico di tutto l’ambiente Catalano-Aragonese, potevano usare un gran numero di strumenti musicali. I re stessi di quel periodo (Juan I e Martin El Humano) erano esperti musicisti e avevano sempre alla loro corte numerosi musici che andavano e venivano da Montserrat a seconda dell’importanza delle celebrazioni. Ma, come ci documenta il Llibre Vermell, era soprattutto la possibilità data ai fedeli di cantare e di danzare a costituire il fulcro del fervore popolare: se i niños cantores potevano danzare in circolo intorno all’altare di Montserrat in un certo periodo dell’anno, ai fedeli era permesso di danzare sul sagrato della chiesa e a volte anche all’interno, utilizzando canti come Cuncti simus concanentes, Los sept goytxs, Polorum Regina e Stella splendens. Sono, queste, musiche con forti connotati popolari, semplici da cantare e da ballare in tondo, così come detta il Llibre Vermell: “ad trepudium rotundum” in latino o “a ball redon” in volgare catalano. Per la lode e il pentimento si raccomandavano due melodie, Laudemus Virginem e Splendens Ceptigera. E’ probabile che fossero proprio questi canti ad essere utilizzati dai pellegrini durante la veglia notturna all’interno della chiesa illuminata dalle candele; sono, infatti, due facili melodie ad imitazione, (“Caça” nel manoscritto, ossia caccia), due canoni che potevano cantarsi a due o tre voci. Infine il Llibre Vermell contiene l’unica danza macabra risalente al medioevo, Ad mortem festinamus. E’ un inno alla morte, probabilmente ispirato dalla pestilenza del 1347-48 che sconvolse l’intera Europa. Sebbene numerose siano le raffigurazioni pittoriche e le narrazioni di queste danze macabre, questo é l’unico canto a noi giunto completo di notazione musicale, il cui testo ci descrive come tutti gli uomini e tutte le “arti medievali” riconobbero la sovrana potenza della Morte. | ||
© realdo uberti |