Le radici


e se non fosse vero che la terra è rotonda e gira intorno al sole?

 

Qui a Brescia abbiamo un illustre precedente in questo senso, Giovanni Paneroni, definito una sorta di “astronomo ambulante” che nei suoi discorsi, a cavallo tra 800 e 900, apriva con la premessa:


«Astronomi, bestie! La terra non gira! Galilei cretino! Sveglia; asini: studiate la "Paneroni"! A voi! Ciao!»

Stiamo ovviamente parlando di una provocazione.

Il senso delle mie parole vuole essere una riflessione sul nostro tempo, dove spesso si vuole far passare per verità ciò che è solo uno strumento.


Prendiamo Internet e tutto ciò che gli gira intorno. E’ una opportunità come poche. In qualsiasi momento una persona, con il solo ausilio di un pc e una connessione, può entrare in contatto e dialogare con tutto il mondo: notizie in tempo reale, economia, scienza, musica. Tuttavia Internet e l’informatica rimangono dei mezzi, attrezzi di lavoro evoluti, ma alla fine null’altro che zappe e martelli molto avanzati. Credo che sia qui il punto: se vediamo queste realtà come uno strumenti molto potenti, ma solo “per”, siamo dalla parte giusta.

La provocazione vuole essere l’invito a scoprire le proprie radici profonde. Le fondamenta su cui si basa il nostro essere e la nostra visione del mondo. Oggi come non mai questi valori possono sembrare obsoleti, superati, non al passo coi tempi. Proprio questo invece dovrebbero orientarci convincendoci che stiamo ricercando nel giusto.

L’origine della mia visione del mondo attinge proprio all’epoca in cui non si avevano dubbi sul fatto che la terra fosse piatta. Tuttavia in Grecia era già stato fissato l’impianto del pensiero moderno, Pitagora aveva già scientificamente studiato e trovato l’equazione che regola (come prevede la scienza intesa in senso proprio) note e intervalli, Euclide la nostra geometria.
Non voglio stilare una cronistoria del pensiero, perché senz’altro numerose cose fondanti rimarrebbero fuori; desidero solo orientare la riflessione ad epoche passate. Manca però ancora un fatto, come sempre di altra natura, che ha segnato il nostro tempo, dividendolo tra ante e pos, prima e dopo. Siamo veramente al punto: senza enfasi, senza certezze assolute, ma con la sincerità del cuore trovo nella venuta di nostro Signore la radice da cui partono i miei lavori.
Allora dovendo sfrondare la mente, gli occhi e tutti i sensi da ciò che ci acceca e assorda, volendo ritrovare ciò da cui tutto ha preso significato, il pensiero va al primo giorno, quando ancora tutto era nel caos, ma già risuonava la musica dello Spirito, come una dolce brezza che aleggiava sulle acque. Meglio di me tutto questo è stato fissato nei versi da Giuseppe Ungaretti, nella famosa “Preghiera” che hanno avuto un ruolo importante per me negli anni difficili e formidabili - come per tutti -  dell’adolescenza, che a me piace riferire non alla nascitadi ciascuno di noi, ma a quella di tutta l'umanità:

«Quando mi desterò
dal barbaglio della promiscuità
in una limpida e attonita sfera

Quando il mio peso mi sarà leggero

Il naufragio concedimi Signore
di quel giovane giorno al primo grido»

 

 

 


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